ALIMENTAZIONE

 

Sicuramente anche per quanto concerne l'alimentazione dell'Alaskan Malamute, bisogna pensare a come era possibile per questo animale nutrirsi, reperire cibo in maniera funzionale nell'ambiente in cui viveva e considerare la tipologia del cibo che era disponibile e sotto che forma. Tutti i Canidi sono essenzialmente carnivori ciò che è reperibile normalmente in natura è formato gran parte da carne o da pesce, poi vi possono essere aggiunte alimentari costituite da frutta, verdure, radici ed essenze botaniche.

 

Gli elementi di anatomia e fisiologia più rilevanti, che possono fornire indicazioni utili in questa direzione sono molteplici:


1) La dentatura di cui è provvisto il cane è quella tipica del carnivoro, con notevole sviluppo dei canini, indispensabili per afferrare ed uccidere le prede, con incisivi adatti a strappare i tessuti dalle carcasse e uno scarso sviluppo della superficie masticatoria dei molari, (tipica degli erbivori), necessaria per triturare erba e granaglie. Inoltre le mascelle del cane sono strutturate per massimizzare l'apertura boccale, permettendo quindi l'ingestione di grossi bocconi di carne, mentre non hanno possibilità di movimento laterale (tipico della ruminazione). Infine la saliva del cane, a differenza di quella degli onnivori ed erbivori, è priva di enzimi digestivi( quali l'amilasi) in grado di attaccare i carboidrati complessi fin dal cavo orale.


2) A livello gastrico, l'ambiente fortemente acido (pH 1), grazie ad un'elevatissima concentrazione di acido cloridrico, consente al cane di attaccare e scomporre in modo particolarmente efficiente, le proteine ingerite, dal momento che gli enzimi proteolitici presenti sono tanto più attivi quanto il pH è basso (il pH gastrico umano è di 4 mentre quello dei ruminanti è attorno al 6). Questa forte acidità rappresenta inoltre per il carnivoro una barriera protettiva all'ingresso nell'intestino di batteri contaminanti la carne ( specialmente quella in fase di decomposizione).


3) A livello intestinale, l'intero tratto è proporzionalmente molto più breve e semplice rispetto a quello degli onnivori e degli erbivori, ideale per digerire ed assorbire i nutrienti presenti in una dieta carnea. Inoltre i succhi pancreatici del cane che vengono riversati nel tubo digerente a livello dell'intestino tenue, sono anch'essi poveri di amilasi, riducendo ulteriormente la capacità digestiva dei carboidrati complessi come l'amido.

Dal punto di vista metabolico, i carnivori sono stati quindi programmati per trarre il nutrimento necessario per la loro sopravvivenza dalla carne, ottimizzandone l'utilizzo.

Il principale nutrimento della carne, la proteina, è quindi elemento cruciale, in quanto svolge funzione plastica (cioè di costituente strutturale di tessuti e organi) ma anche energetica, assieme ai grassi.

Nel cane infatti, mediante il catabolismo degli amminoacidi (le unità costituenti delle proteine) presenti in eccesso e la successiva gluconeogenesi, può avvenire la produzione di glucosio e quindi di energia da procursori proteici; tale sintesi viene stimolata in condizioni di ipoglicemia, quindi quando è necessario all'organismo un supplemento di energia.

Del resto un luminare della nutrizione animale, David S. Kronfeld, sottolinea come " Il fegato è agevolmente in grado di sintetizzare quantitativi sufficienti di glucosio (da aminoacidi di origine proteica e glicerolo proveniente dai grassi) per mantenere i livelli ematici e l'utilizzo nei tessuti". Con una alimentazione ricca di proteine e con il giusto apporto in lipidi è possibile garantire quindi al nostro animale un apporto energetico sufficiente, senza per questo dover ricorrere a elevati quantitativi di carboidrati da cereali, i quali, come abbiamo visto precedentemente, oltre a non essere utilizzati in modo efficiente per carenza di enzimi digestivi, possono anche provocare fenomeni di accumulo potenzialmente dannosi. Anche il fisiologo della digestione Donald R. Strobeck arriva ad affermare che " a parte poche eccezioni, i cani ed i gatti non hanno un preciso fabbisogno di carboidrati. Dopo lo svezzamento né i cuccioli né gli individui adulti (compresi persino i soggetti sottoposti ad un intenso lavoro) hanno bisogno di carboidrati nella dieta" e "le razioni che contengono carboidrati in eccesso rispetto alla capacità digestiva e di assorbimento generalmente causano diarrea, distensione addominale ( a causa dell'accumulo di gas) e flatulenza".
Sempre Kronfeld arriva anche a dichiarare che " l'elevato contenuto di carboidrati negli alimenti per cani possa contribuire all'insorgenza di coprofagia (ingestione di feci) e ipoglicemia", concludendo la questione con la seguente battuta: " Avete mai visto un cane attaccare un campo di grano?". 

Conclusione, cani e gatti non sono strutturati per essere vegetariani; nonostante ciò vengono alimentati partendo dal presupposto che possano nutrirsi di qualsiasi cosa mangi anche l'uomo. Quindi detto questo prestiamo attenzione a ciò che somministriamo ai nostri cani! Impariamo a leggere le etichette e verifichiamo la composizione dei prodotti confezionati (ricordo che vige l'obbligo per i Produttori di elencare i Componenti in ordine di percentuale di presenza ed evitiamo quei Mangimi, anche se carichi di blasone, che indicano la voce: Cereali o mais o orzo o grano spezzato o farina di frumento o comunque qualsiasi fonte di carboidrati che non sia riso (facilmente assimilabile) come ingrediente principale ed impariamo a riconoscere la differenza tra Farina di carne che molto spesso contiene anche farina ossea ed in alcuni casi può dare origine a forme di allergia, carne fresca (di solito questa dicitura è un escamotage per aumentare la percentuale di presenza in carne in quanto essa viene disidratata per essere passata agli estrusori e quindi il volume si riduce ad 1/5) e cerchiamo di interpretare i fabbisogni dei nostri Amici. Un altro errore ricorrente è quello di ritenere che i cani subiscano abitudinarietà alimentare, questo spinge molte persone a variare la dieta dei propri animali, niente di più sbagliato! I cani sono praticamente privi di papille gustative, quindi sentono poco i sapori, ma molto gli odori. Questo li induce a mangiare anche alimenti di basso valore se ben appetibilizzati (fenomeno molto conosciuto tra i produttori di alimenti confezionati).

Cerchiamo quindi di dare il giusto valore ad una corretta alimentazione che oltre a sopperire ad un fabbisogno fisiologico dell'animale, consente una giusta soddisfazione dello stesso ed evita fastidi caratteriali legati alla mancanza di una sensazione di benessere.

 


Carlo Benzi